Sabato mattina si sale verso il tarvisiano. E’ tornato Mr Tabacco e per lui s’è organizzato un giro che prevede un passaggio al rifugio Pellarini, tanto amato dal ritrovato Stefano. Arriviamo con la macchina in val Saisera e la lasciamo dove iniziano i sentieri CAI 615 e 616 (860 metri slm). Dopo aver messo gli scarponi e preso gli zaini, cominciamo la salita lungo la carrareccia che corre a fianco del rio Zapraha.
Quando incontriamo l’impianto funicolare che serve a trasportare beni al rifugio, la strada bianca si interrompe e l’escursione continua attraverso un bel sentiero che comincia ad avere sempre maggiore pendenza. Fortunatamente siamo sempre all’interno del bosco e quindi riparati dal sole. Jo e io ci stacchiamo e saliamo più velocemente, mentre Stefano, Tony e Tullia si perdono un po’ in chiacchere. Arrivati al rifugio bevo una cosa con il giovane Toffoli e aspettiamo il trio che pochi minuti dopo ci raggiunge.
Breve sosta per tutti quando arriviamo al bivio che indica sella Nabois e sella Carnizza. Ripartiti ci dirigiamo verso la prima indicazione, salendo la valle dove ora s’è aperto l’imponente Jof Fuart con le sue pareti nord strapiombanti. Il paesaggio è stupendo, una valle magnifica.
Il sentiero sale con buona inclinazione. Una flebile traccia fa in modo di saltare qualche tornante e di salire in minor tempo. Poco prima della sella, delle grandi indicazioni su una roccia indicano la svolta per la cima che vogliamo raggiungere. Abbiamo già fatto un migliaio di metri di dislivello, quindi un’altra sosta per bere e guardarsi attorno è quasi d’obbligo. Anche da qui la vista è molto bella. Siamo proprio sotto il Jof Fuart. Ora sella Carnizza si vede tutta, con le cime delle Rondini e le tre Cime Vergini che la chiudono fra di loro, mentre il sentiero che è ai suoi piedi forma il classico “zig zag”.
Da qui comincia il divertimento che fa dimenticare la fatica. L’ascesa continua su roccia, spesso con dei gradini scavati ancora durante la Grande Guerra. Tracce di alcune postazioni si possono intuire grazie a vecchie tavole di legno con ancora alcuni chiodi ormai arrugginiti sparse qua e là. La difficoltà tecnica è assente, ma man mano che proseguiamo, i panorami diventano ancor più belli e i fiori compaiono sempre in maggior quantità, regalandoci colori di ogni tipo.
Arrivati alle attrezzature facciamo un paio di passaggi molto semplici e un traverso dove non si usano le mani nemmeno per scorrerle lungo il cavo, e poi ecco la vetta con la sua croce a 2313 metri slm.
Dopo una pausa più lunga, gustandoci il panorama che si è aperto a 360 gradi verso il Montasio e l’Austria, scendiamo da dove siamo arrivati. Pure per la discesa nessun problema. Tornati sotto le pareti del Fuart, proseguiamo naturalmente fuori traccia fin dove un ghiaione ce lo permette. Poi rientriamo sul 616 e facciamo tappa per una buona birra al Pellarini. Chiediamo alla gentilissima Barbara (il “capo”, che naturalmente Stefano conosce) alcune informazioni riguardo un itinerario del Jof Fuart, che ci da subito in maniera molto dettagliata.
Da qui, infine, la discesa è semplice e veloce (sempre tramite il sentiero CAI 616) e in un’ora siamo all’auto ben contenti, soddisfatti e appagati dell’uscita fatta.
Pingback: Lista trekking, escursioni e passeggiate | RITORNO ALLE ORIGINI·