Le vacanze continuano e per il 15 e il 16 agosto la scelta di un trekking di due giorni ricade sul fantastico Civetta. Fino al giorno precedente alla partenza sembrava che più di qualcuno, per problemi fisici o di lavoro, potesse dare forfait, e invece il gruppo c’è tutto: Tullia, Evelyn, Jo, Tony, Stefano e lo scribacchino.
La partenza avviene dal parcheggio di Palafavera (1500 metri slm circa) e come meta abbiamo il rifugio Torrani passando per la cima dell’imponente montagna. Il tempo non è dei migliori, ma non sono previsti ne temporali ne piogge. Cominciamo con l’incamminarci nel sentiero CAI 564 che sale attraverso la comoda carrareccia che a volte taglia la bellissima pista da sci che ho fatto più e più volte anni addietro, mentre il Pelmo, alle nostre spalle, a volte ruba la nostra attenzione con la sua mole.
In un’ora circa arriviamo alla casera di Pioda. Qualche foto e una sorsata d’acqua alla splendida fontanella in legno, mentre parecchia gente sale da casera Vescovà. Ci inerpichiamo da qui sulla mulattiera verso il rifugio Coldai, la numerazione della segnaletica è quella del 556. Cominciano a diminuire gli alberi e il territorio diventa man mano che si sale più aspro. Un’altra mezz’ora e siamo al rifugio.
Dopo un caffè e qualche minuto di riposo riprendiamo la marcia seguendo il sentiero Tivan (segnavia CAI 557). Bellissimo sentiero che passa sotto le pareti del Civetta, peccato che le nuvole si stiano addensando sopra di noi, ma a parte il panorama un po’ compromesso non c’è da preoccuparsi. Un’altra ora e mezza di camminata e quando troviamo la segnaletica per la deviazione alla ferrata Alleghesi ci prendiamo la pausa pranzo.
Dopo la pausa, ci imbraghiamo e andiamo verso l’attacco della lunga salita attrezzata. Qualche minuto ed ecco il cavo. Si comincia subito con un tratto verticale, ma alcuni pioli e delle staffe aiutano la prima parte. Un piccolo tratto verso sinistra camminando e poi ancora staffe e una scala. Da qui saliamo per vari canali, sempre semplici e completamente arrampicabili. Non manca quasi mai la verticalità e tutto questo rende la ferrata sempre divertente.
A circa metà dell’Alleghesi, prima una splendida parete dritta, forse la più impegnativa, poi una cengia con a seguire delle belle paretine e poi uno stretto camino provvisto di pioli e staffe, e ancora canalini verticali. Bellissima ascesa.
Dopo più di tre ore di arrampicata e l’ultimo canale, eccoci finalmente in cresta. Ma manca ancora un po’. La stanchezza si fa sentire. I tratti attrezzati vanno e vengono, però ormai servono più che altro come scorrimano. Le nuvole intanto ci hanno avvolto completamente.
Ad un certo punto il cavo scompare definitivamente, il sole sbuca sopra di noi, vediamo la cima. Ancora qualche metro. Eccoci. Dopo 4 ore arrampicando in ferrata siamo a quota 3220 metri slm! Il mio primo 3000. Forte emozione.
Sulla cima troviamo due amici di Evelyn che erano partiti il giorno prima per spezzare il dislivello ed erano logicamente arrivati in vetta ben prima di noi, Fabio e Marco, due spassosi personaggi. Ci presentiamo e attendiamo l’arrivo degli altri. Intanto il panorama un po’ oscurato per il tempo, ci regala comunque qualche scorcio notevole.
Una volta che il gruppo s’è compattato, una lunga sosta per tutti. Foto, risate, considerazioni, Stefano che come sempre mi tira giustamente un po’ di merda ma con il sorriso. Sono le sei di pomeriggio.
Scendiamo ora verso il rifugio Torrani. Prestiamo la massima attenzione. Il sentiero va e viene, sassi e ghiaino non aiutano affatto. Ma in meno di una mezz’ora ecco finalmente la piccola struttura.
Molliamo gli zaini, ci rilassiamo, una birra, un po’ di chiacchere, il tempo vola. Poi la semplice cena assieme agli altri escursionisti che da seri, grazie alla nostra gogliardia e a qualche grappa, finalmente ridono e scherzano. Prima di metterci nelle brande, Venturino, il gestore, ci racconta qualche sua avventura. Che personaggio. Poi tutti a nanna. Un po’ di sovraffollamento (a me tocca dormire con Stefano e Tony nello stesso letto a due piazze visto l’arrivo di una famiglia di cinque tedeschi che non avevano prenotato), ma ci buttiamo a letto ben sapendo che dormiremo ben poco…
Il risveglio alle 6 e mezza è comunque buono. Dormito poco ma quel poco ha aiutato tutti a riprendere le forze. Una buona colazione e verso le otto siamo pronti a scendere e a farci il nostro bel giro.
la discesa è per la via normale, assolutamente da non sottovalutare. Salti di roccette, sfasciumi, tratti attrezzati, ancora sfasciumi, roccia umida. Facciamo molta attenzione perché alcuni punti sono ostici. Poi passiamo a fianco di un immenso nevaio. Anzi, ci passiamo letteralmente sotto!
Poi un breve ghiaione che Jo, Tony e io affrontiamo di petto e siamo di nuovo sul sentiero CAI 557. Bella discesa divertente. Ora la decisione: fare il giro del Civetta oppure rientrare verso il Coldai. Marco non se la sente di fare il giro. Torniamo verso il Coldai.
Il sentiero è sempre magnifico, il Pelmo è sempre là di fronte a noi, e anche oggi le nuvole non mancano sopra le nostre teste. Nulla di preoccupante. Di buon passo prendiamo quindi verso nord mentre la fame sale.
Tappa obbligata per brontolamento di stomaco al rifugio Coldai. Dopo mangiato il sonno avanza, quindi ci rimettiamo subito tutti in marcia. Con Stefano ci balena l’idea di salire cima Coldai, ma in breve il pensiero sparisce. Scolliniamo l’omonima forcella e di fronte ecco il magnifico lago alpino. I turisti non mancano. Tempo un lampo e un altro pensiero attraversa le nostre due perverse menti monocellulari (di Stefano e me) e in un attimo ci ritroviamo con i piedi nel laghetto a lanciarci acqua come dei bambini di due anni. Ma ci voleva, siamo decisamente nuovamente svegli.
La nuova destinazione è rifugio Tissi. Lasciato alla nostra destra il Col Negro, dopo un paio di sali scendi, ecco aprirsi la magnifica val Civetta, proprio sotto le imponenti pareti nord ovest della cima fatta il giorno precedente. Si vede molto bene il passaggio in cresta e la punta più alta. Si decide per il sentiero “alto”, passando sotto i muri verticali.
Pensavamo fosse più corto, invece il tempo passa e la stanchezza comincia a farsi sentire. Poi eccoci al Tissi. Bellissimo rifugio. Altra pausa. Gli altri si muovono prima di me e rientrano con il sentiero CAI 560, che fa parte dell’Alta Via delle Dolomiti, mentre io me la prendo con calma e salgo la vicinissima cima del Col Rean. Una foto alla croce e una al lago di Alleghe e riprendo il trekking anch’io.
Durante il rientro ritrovo Tony il quale mi indica una giovane marmotta. Bellissima. Esce e rientra fra due rocce, forse la sua tana, e riesco ad immortalarla da molto vicino. Bellissima.
Da qui verso l’auto, ripassando per il lago e il rifugio Coldai, poi salutando Fabio e Marco a casera di Pioda (avevano parcheggiato altrove) deviamo verso Palafavera, dove arriviamo verso le otto di sera stanchi ma felicissimi.
Che trekking! Spettacolare. Bellissimo giro, ferrata divertente e lunga, una cima magnifica e il mio prima 3000, assieme a un gruppo fantastico. Per le mie prime vacanze in agosto non potevo desiderare di più.
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