Quella mattina mi lascio guidare da Fulvio che tanto voleva andare a fare le placche di Val Collina benché avessi appena arrampicato da schifo in falesia in Nevegal e non mi sentivo proprio in forma. In fondo quando si va una volta a settimana a fare 4 o 5 tiri non si può pretendere… ma in ogni caso l’idea di fare la De Infanti che si aggirava fra il 4b e un paio di passaggi di 5a/5b non mi turbava più di tanto anche se avrei preferito qualche cosa senza quinti.
Arrivati sotto la parete ci mettiamo a guardare la parete. Incredibilmente vediamo solo la partenza della via Centrale con la facile variante a destra, ma degli spit della De Infanti nemmeno l’ombra. Sarà che siamo rincoglioniti, ma sono già el 11 e così ci leghiamo e Fulvio parte dal punto più basso della parete. Lo guardo un po’ così sul primo passaggio che è un breve 5c che se non preso bene lascia a terra chi lo tenta. Il compagno lo passa, sale anche la paretina appena sopra e poi si trova in sosta. Così si decide per salire la Centrale.
Sul primo tiro ho vita abbastanza semplice visto che so il trucchetto per salire i primi metri e soprattutto visto che sono da secondo… raggiunta la sosta guardo in alto e avviso l’amico che oggi farò volentieri il secondo. Lui ben contento riparte subito e, un po’ a destra e un po’ a sinistra, trova la via complicandosi un po’ ma in breve è nuovamente fermo a sostare. Tocca a me, Fulvio mi incita di provare che ho la corda dall’alto, lo sto a sentire e salgo bene. Avrò poca testa per fare da primo ma non sto andando male. Mi sento già molto meglio. Prendo confidenza.

Fulvio alla prima sosta
Al terzo tiro l’amico parte prima dritto e poi con una frase magica (segreto) che mi esce quasi senza volerlo decide di buttarsi sulla via Dorigo che corre più a destra. Traversa sulla placca liscia e naturalmente senza la sicurezza degli spit che abbondano lungo tutti i tiri, poi riprende a salire verticalmente. Le difficoltà aumentano, poco prima della sosta il passaggio di 6a. Super bullo, Fulvio passa senza grosse titubanze.
Gli ultimi due tiri sono molto belli: dopo il primo traverso su roccia rotta il tutto prosegue su una placca solcata da rigole che dir fantastica è poco, dove la continuità non manca di certo. I piedi spingono e le mani servono poco più che per equilibrio. Qui l’arrampicata è una danza lenta e continua. Fantastico!
Raggiunta l’ultima sosta, saliamo ancora per placca ultra lavorata dall’acqua, fra buchi, clessidre e canalette naturali. Stretta di mano. Siamo fuori. Bravissimo Fulvio a salire questa doppia via da primo, inizialmente la prima parte della “Centrale” e poi quella della “Dorigo”, cosa che io non sarei stato in grado di fare… il primo passaggio e quello di 6a sarebbero stati troppo per me con la corda sotto i piedi, ma almeno mi sono divertito e ho fatto il bravo secondo senza tirar chiodi (anzi, spit).
Alla fine cerchiamo un attimo il sentiero dal lato sbagliato, ma poi capiamo dove andare e per prati scendiamo nuovamente alla casera, velocemente e in pochi minuti.

Il sole bacia i belli e li acceca

I prati di rientro
Super giornata, super salita, super contento. Forse l’ultima via dell’anno? O forse no… chissà!
RELAZIONE DI SALITA
RELAZIONE
Ripetitori: Fulvio Tuti e Andrea Favret
Data: 09 novembre 2015
Zona: Passo Monte Croce Carnico
Gruppo: Coglians
Parete: Sud
Sviluppo: 115 metri
Dislivello: 90 metri
L’attacco si trova sotto la parete ben visibile dalla casera Val Collina, nel punto più basso di questa. Per raggiungerlo dalla casera bisogna prima risalire il prato inclinato per esili tracce e poi passare il piccolo bosco di faggi. In circa 5 minuti si è alla base della parete.
Primo tiro. Salire la paretina sovrastante per 5 m (5c) per poi proseguire sulla seconda paretina lungo la fessura di destra (5b). Usciti continuare per roccia appoggiata fino alla sosta sulla sinistra (4b). 20 metri [tiro in comune Centrale e Dorigo]
Secondo tiro. Salire da prima leggermente a destra e entrare nel colatoio (5c), dopo pochi metri passarlo a sinistra (5a) seguendo praticamente una verticale (4b) fino alla sosta. 25 metri [via Centrale]
Terzo tiro. Arrampicare tre metri fino al primo spit e poi obliquare verso destra su bella placca (5a, lasciar perdere gli spit che salirebbero dritti). Proseguire ora verticalmente (5b) fino a dove la parete diventa verticale. Evitare il facile traverso verso sinistra che porta a due soste, risalire la piccola verticale liscia (6a) e sostare su cavo in acciaio appena sopra. 20 metri [primi tre metri via Centrale, poi via Dorigo]
Quarto tiro. Attraversare per rocce rotte verso sinistra (II) per raggiungere la fila di spit che sta più a destra (qui si possono notare tre file di protezioni e poco sotto si notano anche le soste della De Infanti e della Centrale). Salire in Dulfer sfruttando una delle fessure (5b) per poi spostarsi ancora a sinistra per tre metri (4b delicato) ove si perviene la sosta. 25 metri [via Dorigo]
Quinto tiro. Lunghezza eccezionale: salire verticalmente per splendida placca solcata da rigole di una continuità incredibile fino agli alberi (5c), poi spostarsi a sinistra dove si trovano le soste in comune con le altre vie (III). 25 metri [Via Dorigo]
Per la discesa, usciti sul prato, seguire la traccia verso ponente che fra l’erba riporta in 15 minuti alla casera.
Note. Utili 8 rinvii e un paio di cordini oltre al materiale per attrezzare le soste. Per la velocità di discesa lungo il sentiero è abbastanza inutile calarsi lungo la via anche se la possibilità di farlo è evidente. La via è ben protetta a spit, a tratti come in falesia, mentre le soste sono su coppie di fittoni (tranne una che è da approntare su un cavo in acciaio passato in una clessidra). Noi non abbiamo seguito un’unica via, ma come descritto abbiamo da prima seguito la Centrale e poi la Dorigo (il primo tiro è in comune). Ad ogni modo è facile spostarsi e finire anche sulla De Infanti se si vuole. La roccia ha un grip eccezionale e l’esposizione a Sud la rende ottima come salita primaverile o autunnale.
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