Dopo il caffè al punto d’incontro, con i tre amici Marco, Roberto e Gabriele si decide d’andare verso il passo Giau per la nostra giornata arrampicatoria. Avevo già adocchiato questa linea, aperta da Eugenio Cipriani qualche anno fa, e i compagni odierni sono stati ben contenti di accettare la proposta anche per il bel luogo che ci attende. Così dopo un paio d’ore d’auto e un altro pit-stop per l’ennesimo caffè, ci ritroviamo a camminare verso l’attacco della via che sale la parete Sud-Ovest delle meno frequentata (rispetto a quello che questa zona offre) Croda Negra.
Già solo l’avvicinamento con i suoi splendidi panorami potrebbe bastare quest’oggi: tabià, prati verdissimi, guglie poco visitate, grandi montagne che si ergono non distanti, l’Averau con la sua verticalità, i resti delle grotte di guerra… magnifico! Queste sono le Dolomiti!
Sotto la grande parete, dopo un breve pellegrinare a destra e sinistra di questa, troviamo la scritta dove ha inizio la via e così ci prepariamo alla salita. Gabriele farà il bravo primo con Roberto e io mi lego invece con Marco. Parto per primo e comincio l’arrampicata su una roccia stupenda. Un po’ infastidito dal freddo alle mani provo a salire decentemente invece che nel solito stile “alla ginghiale”, ma poco posso fare. Recupero Marco e l’altra coppia segue senza troppe esitazioni.
Al secondo tiro mi sento già più tranquillo e comincio a usare la testa e soprattutto i piedi! Un bel passaggio di quarto per uscire dal camino e poi eccoci al primo problema: roccia bagnata. Anzi, fradicia. Mi tengo a destra della linea ideale di salita e forse quel terzo, salendo dove sono, è qualche cosa di più, ma lo roccia è talmente bella che arrampicare è divertente e piacevole. Dopo una quarantina di metri sosto e invito gli altri a salire.
Al terzo tiro salgo una nicchia e poi il terreno si fa fragile. Detriti e sfasciumi la fanno da padrona. Tiro fuori tutti i 50 metri della corda che abbiamo e non trovo la sosta. Un paio di spuntoni mi vengono in aiuto anche se qui nulla è così saldo da stare sereni. Gabriele invece, con 60 metri riuscirà a raggiungere lo spit che io manco avevo visto ma al quale non sarei potuto comunque arrivare.
Dopo aver riletto la relazione che era rimasta in tasca, parto in cerca di un paio di punti d’assicurazione un po’ a destra. Salgo per una trentina di metri fra il II e il III e finalmente vedo gli spit a dieci metri da me. Comincio la traversata per una cengetta un po’ marcia e poi mi fermo. Guardo in alto. La parete poco sopra gronda acqua ma noto anche un punto evidente dove l’arrampicata mi sembra più semplice. Torno sui miei passi e continuo lungo la verticale e come per magia eccomi dopo 50 metri al punto chiave della via.
Marco arriva veloce alla sosta e subito dietro giunge nuovamente Gabriele. Guardo perplesso la placca bagnata che mi aspetta, ma noto anche uno spit poco sopra. Parto speranzoso e passo il primo ancoraggio. Poi punto al secondo dove m’aspetta il passaggio chiave della via. Piano piano mi alzo e mi assicuro. Il più è fatto, ora devo solo passare lo strapiombetto.
Cerco di mettermi bene ma le scarpette scivolano! Uno strato di muschio scuro rende tutto viscido. Mi sposto a destra e trovo un punto si bagnato ma non scivoloso. Dopo un po’ di titubanza e con le scarpette che cominciano ad essere bagnate non solo esternamente, finalmente trovo il coraggio di spingere con il piede e sono fuori dalla parte più difficile. Ancora qualche metro di IV e poi su verso una cengia molto più facile e asciutta. Chiamo gli altri. Piano piano mi raggiungono.
L’ultimo tiro lo lascio a Marco mentre Roberto si prende una tirata d’orecchi appena mi raggiunge (e lui sa il perché!). Rilassato salgo l’ultima lunghezza e poi eccoci tutti sulla cresta della Croda Negra.
Che panorama da qua su! Una stretta di mano, quattro risate e salta pure fuori una bottiglia di vino per festeggiare. Poi la discesa con tappa al rifugio Averau dopo aver preso anche un po’ di grandine ma fortunatamente schivando il temporale.
Alla fine una via discontinua ma piacevole benché bagnata. Non so, forse sarà stato il posto, e sicuramente anche l’ottima e divertente compagnia ha aiutato, ma alla fine n’è uscita una giornata veramente bella e spensierata.
RELAZIONE via “Super Rapida”
Ripetitori (18/6/2016): Andrea Favret e Marco Redolfi, Gabriele Facchini e Roberto Turchet
Zona: Dolomiti Bellunesi
Gruppo: Averau – Nuvolau
Cima: Croda Negra, 2516 metri slm
Parete: Sud-Ovest
Sviluppo: 250 metri
Dislivello: 220 metri
Per raggiungere l’attacco partire dal rifugio Fedare e passare sotto alla seggiovia seguendo la strada bianca. Dopo un centinaio di metri seguire la mulattiera di destra che porta a un tabià. Da questo puntare direttamente a una croce posta sopra una grotta di guerra e poi a sinistra verso un’altra grotta sotto a un torrione (ben visibile dal tabià). Da questa salire per ghiaie alla forcella soprastante e poi stando a sinistra scendere verso la parete della Croda Negra. L’attacco si trova 10 metri a sinistra dal punto più basso della parete, piccola scritta “via Super Rapida“con freccia di colore rosso alla base.
Primo tiro. Risalire il canalino verticalmente fino a uno spit (III+), poi continuare verso sinistra nel canale con un po’ di detriti fino alla sosta su clessidra prima del suo termine (III con un passo di IV-). 40 metri
Secondo tiro. Uscire dal camino (IV) e continuare su bella roccia fino a una sosta su spit e clessidra (III con passi di IV). 40 metri
Terzo tiro. Salire 10 metri fino a una conca (III) e poi oltre lo spit per facili ma instabili e sporche roccette (I e II); attenzione alla sosta su uno spit leggermente a destra. 55 metri
Quarto tiro. Salire ancora verticalmente fino a un’evidente parete nera (III), alla sua base si perviene uno spit ove sostare. 45 metri
Quinto tiro. Arrampicare la bella placca ben protetta per 30 metri con 3 spit (IV). Qui c’è anche il passaggio chiave della via, un breve strapiombo alla seconda protezione (IV+). Dove la placca finisce riprendono facili rocce ma sempre molto sporche come in precedenza (III). La sosta è sulla sinistra della parete che incombe, sempre su uno spit. 40 metri
Sesto tiro. Salire il camino a sinistra (un passo di III+, poi III) e allo spit deviare a destra per cengia fino a quando questa si esaurisce (elementare). Scendere da questa (I+) e sostare su uno dei grossi massi. 30 metri
Per la discesa seguire brevemente la cengia verso sinistra (guardando la Tofana di Rozes), oltre ai resti di una postazione militare. Dopo una quarantina di metri scendere per breve canalino (elementare) e per ghiaie arrivare a prendere il sentiero che in poco più di mezzora porta al rifugio Averau. Dalla struttura per comoda carrareccia fino all’auto.
Note. Via ben protetta dove serve, ma non mancano i punti dove poter proteggersi autonomamente. Utili cordini e qualche rinvio, friends o dadi. Rispetto alle altre relazioni abbiamo cambiato i tiri (solitamente ne sono segnati 8 con altre lunghezze), secondo noi migliorando la progressione e rendendo la via un pochino più dritta. Attenzione alla roccia nei tratti più semplici perché poco salda e piena di detriti, poi se bagnata come nel nostro caso il tiro chiave risulterà un po’ più ostico del previsto. Possibilità di salire anche con corda da 50 metri, ma sostando su uno dei tanti spuntoni non troppo rassicuranti alla fine del terzo tiro.
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E ieri l’abbiamo fatta anche noi!!! Ma la parete era bella asciutta e l’arrampicata davvero facile e divertente!!!
Ps. questo post me l’ero persa!!! l’ho trovato cercando info sul web dopo averla salita!!!
Bel posto…da tornarci!!!
Bravi!!! Vietta “easy” dai gradi morbidi com’è solito mettere il bravo Cipriani, ma per una giornata senza stress in un posto nel cuore delle Dolomiti è veramente l’ideale!