25 settembre: finalmente!
Si, finalmente… finalmente dopo un anno o poco meno torno ad arrampicare con Fulvio! M’è mancato in questi mesi, dopo due anni intensi lungo molte vie.
Con molti si prova a legarsi ma il feeling non arriva e lo si capisce subito. Con altri si va comunque, ci si fida, e con pochissimi (uno o due) si riesce a dare anche di più; ma come con quel compagno è difficile. Non impossibile, ma difficile sicuramente.
Manca qualcosa, quel non so che d’intesa che fa sembrare tutto diverso. Sarà l’aver iniziato assieme, aver avuto lo stesso istruttore, avere la stessa visione delle cose. Forse. O forse è solo una questione di testa ma, si sa, se non c’è la testa si rischia di non arrampicare proprio!
Ad ogni modo eccoci nel parcheggio del rifugio Strobel sopra Cortina. Meta odierna la Torre Piccola di Falzarego per chiudere un conto in sospeso sulla “Diretta Ghedina”. La giornata è bella ma le nuvole che si vedono in lontananza ci corrono incontro minacciose. Prendiamo veloci il sentiero che ci porta all’attacco passando per i ruderi dell’ospedale militare. Con noi gli altri due de “i quattro del Clinto” che faranno cordata a se seguendo la stessa linea.
Partiamo. Il primo tiro lo salgo io. Semplice. Miki poco sopra non trova la sosta e nella seconda lunghezza Fulvio passa davanti a tutti. Unisce i tiri e così lo lascio procedere (unirà L2 con L3 e L4 con L5, cosa decisamente fattibile senza grandi attriti di corda) visto che i più belli me li ero già gustati nella precedente salita. Filiamo veloci senza intoppi, con il compagno alla ricerca della roccia più bella e io che seguo. Poi mi lascia spazio per un tiro, nuovamente la simpatica lunghezza sulla fessura e così unisco anch’io due tiri.
Siamo dove avevamo sbagliato a luglio. Indico la cengia da prendere e Fulvio parte. Un po’ di roccia non eccelsa e qualche ciuffo d’erba in più lo fanno salire con prudenza, poi mi recupera da uno spuntone sul grande gradino roccioso per evitare un forte attrito. Ma il tiro non è finito. Ancora una quindicina di metri con una paretina verticale da superare prima d’essere sotto il diedro terminale.
Attendiamo un attimo gli altri che si sono attardati a causa di un friend incastrato. Quando li vediamo il mio compagno parte. Sale nel diedro che impegna subito più di sotto, poi rimane nel canale che devia a destra e infine lo vedo sparire… mi chiama. Parto. Il tiro è bello, ben ammanigliato ma comunque verticale. La parte terminale, se non si sta attenti, presenta della roccia non buona che bisogna evitare, ma la si vede alla propria destra e serve poco per non metterci mani o piedi. Le varie relazioni danno questo tiro come quinto: non siamo certo noi che possiamo sgradare una via storica, ma sinceramente sarebbe molto più corretto un IV+. Certo, rispetto alla via anche V-, ma dare il quinto pieno… ma si sa, siamo in zona Cortina e spesso qui i gradi sono questi, quindi li accettiamo e ci portiamo a casa quel ch’è segnato.
In cima una stretta di mano e la foto. Le nuvole intanto ci avvolgono mentre i due amici ci raggiungono. Miki esce un po’ incavolato, per l’ultimo tiro fatto male a causa del freddo alle mani, ma siamo tutti e quattro sulla vetta e questo può bastare e avanzare per essere contenti! Anzi no… manca la discesa. Solita discussione fra il Manzo e me da placare a suon di birre e la giornata è volata.
Finalmente quest’anno una via con Fulvio. Finalmente una giornata noi quattro assieme. Finalmente fatta questa benedetta “Diretta Ghedina”. Finalmente una giornata top. Grazie ragazzi!
RELAZIONE
“Diretta Ghedina”
alla Torre Piccola di Falzarego
Ripetitori: Fulvio Tuti e Favret Andrea, Marco Redolfi Riva e Michele Del Fiol
Data: 25 settembre 2017
Zona: Dolomiti Bellunesi
Gruppo: Fanis
Parete: Sud
Sviluppo: 260 metri
Dislivello: 220 metri
Per arrivare all’attacco bisogna parcheggiare presso il rifugio Strobel e seguire il sentiero verso i resti dell’ospedale della Grande Guerra. Giunti a questo si risale per evidente traccia verso la parete Sud della Torre Piccola di Falzarego. L’attacco è nel mezzo di questa, dove un anello cementato e una scritta “9 – ’85” ne danno l’esatto inizio.
Primo tiro. Salire tendenzialmente verso sinistra, puntando ad un mugo secco da lasciare comunque alla propria sinistra e seguendo una serie di ampi canali/camini (III e III+). 35 metri
Secondo tiro. Arrampicare sulla parete articolata soprastante (III) che va via via a formare un ampio canale. Lo si risale fino alla sosta (II e III con passo di IV su breve risalto verticale). 25 metri
Terzo tiro. Ancora dentro a un canale appena accennato verso destra (III+) per poi obbliquare verso sinistra con passo di IV; poi molto più semplice (II). 20 metri
Quarto tiro. Spostarsi a destra di tre metri (III) e arrampicare la bella placca appena appoggiata ma molto lavorata (III+ e IV) fino a un’ottima sosta su terrazzino. 30 metri
Quinto tiro. Si raggiunge lo spigolo alla propria destra e si risale verticalmente su placca (IV e III). 25 metri
Sesto tiro. Ancora dritti per un paio di metri (III), poi si attraversa un canale detritico (elementare) per risalire lungo la fantastica fessura che solca la verticale parete (IV+). Si sosta sotto a una seconda parete su ampio terrazzo. 20 metri
Settimo tiro. Attaccare la paretina verticale che si ha di fronte e aggirare lo spigolo (IV). Salire dentro al profondo camino (IV e meglio sul lato sinistro) fino a dove questo si allarga (II ed elementare). 25 metri
Ottavo tiro. Salire sopra la sosta e obliquare verso destra (III+ e poi II) per poi tenersi a sinistra di un grosso masso salendo una rampa e raggiungendo la cengia visibile anche dalla partenza (III+). Seguire la cengia verso sinistra fino a uno spuntone con cordone dove si sosta (I). 30 metri
Nono tiro. Seguire la cengia per poi superare la breve paretina verticale (IV) e, con andamento sempre verso sinistra, raggiungere la sosta (II). 15 metri
Decimo tiro. Arrampicare il bel diedro fin dove questo si apre a canale (IV con un passo di IV+) per poi protendere a destra fino ai gialli con chiodo tranciato (III). Dove la roccia diventa marcia risalire il breve strapiombetto puntando verso sinistra (V) ed infine verticalmente alla sosta (III). 35 metri
Per la discesa bisogna calarsi pochi metri dall’intaglio sulla cima sul l’opposto versante (oppure disarrampicare per 8 metri con passi di II+ esposto), poi seguire la cengia fino a dei fittoni dove ci si cala per 25 metri sulla forcella che divide la Torre Piccola dalla Torre Grande di Falzarego. Ora scendere il canale Nord che con passi dal I al II superiore su gradoni mai esposti deposita nella conca (possibilità di calarsi). Continuare per traccia (inizialmente alcuni brevi passaggi di I e uno di III evitabile) fino a incontrare il sentiero di salita.
Note. Via ben protetta con parecchi chiodi e con possibilità di integrare nelle clessidre. Tutte le soste sono su anello, tranne due che son ben evidenti con un cordone (uno in una grande clessidra alla fine della sesta lunghezza e l’altro sullo spuntone dell’ottavo tiro). Con corde da 60 metri c’è la possibilità di unire L2 con L3, L4 con L5 e L6 con L7, ma allungando bene le protezioni. Utile oltre alla NDA qualche friend medio e qualche cordino.
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