Che dire di questo giro? Scelto per rinuncia. Infatti si doveva andare in Tre Cime di Lavaredo ma a causa di un problema meccanico dell’auto, giunti a Ospitale di Cadore, Marco e io siamo dovuti rientrare a casa. Dispiacere per Fulvio che era già a Lozzo che ci aspettava. Dopo la delusione e l’aver lasciato la macchina dal meccanico di fiducia dell’amico e non aver visto il Titty, ci ritroviamo alle 10 del mattino con un’alzataccia alla spalle e la voglia di non voler buttar via tutta la giornata. Così alla solita domanda “dove andiamo?” optiamo di non puntare a una falesia, ma di lasciare a casa corde e materiale, e dirigerci nelle Dolomiti Friulane per un’escursione. La scelta ricade sul Cornetto, cima che volevamo salire ancora tempo addietro ma che avevamo sempre rimandato perché considerata salita da fare come riserva. Eccoci…
Lasciamo l’auto su uno spiazzo lungo la provinciale che dal passo S. Osvaldo porta a Erto, nei pressi del ponte che sovrasta il torrente Vajont. A piedi lo attraversiamo e poco oltre ecco una scritta in vernice rossa che ci indica di salire le scale in cemento. Poco sopra un grande capitello e poi il bivio per casera Feron. Noi deviamo a sinistra.
Il sentiero sale ripido, sempre ripido. Uno dei sentieri CAI più faticosi che non sia su ghiaie. Quasi sempre nel bosco con qualche scorcio nella parte bassa, si sale faticosamente ma oggi non ci fermiamo praticamente mai. Giusto un paio di foto a qualche fungo e siamo in poco più di un’ora con una gran tirata presso la casera posta in un’ampia zona prativa.
Non ci fermiamo nemmeno lì e svoltiamo a destra seguendo il sentiero. Ancora qualche albero e poi ancora verdi. Magnifico il luogo. Silenzio e pace incredibili. Ci avviciniamo a una fontana, di recente costruzione, dalla quale zampilla un’acqua freschissima. Una targa ricorda una frase di Pasolini. Ci fermiamo per bere qualche istante. Da qui, senza traccia ma individuando un paio di bolli puntiamo alla cima sulla quale ci troviamo dopo qualche minuto.
Scendiamo per la via di salita e decidiamo d’andare alla casera per una pausa. Arrivati entriamo un attimo nella struttura, tenuta bene e accogliente. Però vista la temperatura e il sole, ci accomodiamo nelle panche esterne dove consumiamo il nostro pranzo a base di panini con la mortadella. Un po’ di riposo, un paio di foto e siamo pronti a tornare all’auto.
Discesa sempre per il sentiero CAI 903, veloci anche se involontariamente, arriviamo in meno di un’ora al veicolo. Alla fine non saranno state le Tre Cime, non avremo arrampicato, ma almeno abbiamo salvato in parte la giornata su una bella cima spesso trascurata a causa dei rilievi vicini più famosi.
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