Oggi casera Becola da Fortogna… forse. Con tutte le più buone intenzione al mattino presto, per non soffrire troppo il caldo, mi porto nella piccola località che precede Longarone e parcheggio nei pressi del tristemente conosciuto cimitero della tragedia del Vajont. A passo deciso raggiungo la cappelletta di San Martino e da qui imbocco la partenza del sentiero CAI 571 che dà anche inizio alla salita vera e propria.
Salgo bene, senza problemi, e raggiungo la zona della parte alta della piccola centrale elettrica dove l’acqua viene incanalata nei tubi. Oltre il sentiero rimane sempre bello ma c’è molta erba e nascoste in essa ci sono una miriade di zecche. Devo fermarmi spessissimo, non so nemmeno se riesco a fare 50 metri di sviluppo prima di doverne togliere ogni volta una decina dai pantaloni. La situazione mi fa innervosire e non poco quindi, dopo circa 400 metri o poco più di dislivello totale, opto per una ritirata e faccio dietrofront alla macchina. La situazione è insostenibile.
All’auto praticamente mi spoglio e mi controllo. Devo togliermi un paio di bestiole che nel frattempo hanno cominciato il loro banchetto a base del mio sangue. Però la voglia di camminare resta. Benché abbia perso quasi due ore prendo l’auto e mi dirigo in Nevegal, lì sicuramente zecche non ce ne sono ed in più non sono mai salito dal piazzale alla dorsale se non con gli sci. Trasferimento!

Zecca, fortuna ho le pinzette!
Rimesso lo zaino sono pronto. Risalgo un pezzo di pista e poi mi inoltro nel sentiero Vallavia. Nel bel fresco che mi regalano gli alberi salgo veloce. Una piccola pausa per una zecca che m’era sfuggita e che mi irrita è l’unica fermata che mi concedo fino alla cima. Seguo i bolli che sono stati fatti da quelli che organizzano (o che hanno organizzato) il trail in questa zona e in testa mia li trovo ridicolmente troppi, quasi uno sfregio. Evidentemente perdersi in Nevegal è facilissimo.
Sbuco a Nord dell’orto botanico e non posso fare a meno di guardarmi attorno. Qui su è sempre bello, è come stare su una grande terrazza naturale. Ora continuo lungo la strada bianca, passando per quello che fu il rifugio Brigata Alpini Cadore e per poi salire fino al Col Toront (1655 metri slm).
Scendo all’inizio per le piste da sci e poi mi dirigo verso capanna le Erte dove mi fermo a fare merenda. E’ presto, sono stato molto veloce e quindi mi concedo una buona mezzora di relax prima di rientrare.
L’ultimo pezzo lo scendo attraverso il sentiero de “Le Erte”. Vado un po’ a casaccio, ma in realtà basta scendere per arrivare a destinazione, e allo stesso tempo mi perdo a guardare le belle fioriture e qualche abete che sicuramente ha qualche anno più di me.
Infine ecco il piazzale: sono arrivato. Dopo l’inizio mattinata da buttare, eccomi all’ora di pranzo con il sorriso. Non sarò salito dove volevo inizialmente, pazienza, ma alla fine un bel giretto me lo sono fatto ugualmente.
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