Di questa escursione c’è poco da raccontare, tranne che ogni tanto mi viene la malsana idea di provare qualche nuovo sentiero benché in mappa le linee di dislivello dicano “resta a casa”; ma siccome a casa mi annoio allora eccomi deciso a salire alle casere Marin. Mi porto fino all’abitato di Nove, poco sopra a Vittorio Veneto, lascio il veicolo in una stradina secondaria e assieme a Zoe mi porto fin dove un cartello lungo strada indica l’inizio del sentiero CAI 985a.
Inizio a seguire i bolli bianco/rossi che non mi abbandoneranno mai. Una stradina bianca si trasforma prima in mulattiera e dopo poco in sentiero. Salgo sempre nel bosco, mangiando avidamente dislivello. Prendo quota velocemente perché la fatica è parecchia ed è inversamente proporzionale allo sviluppo. Esco un attimo dagli alberi e guardo la dorsale che solitamente faccio per salire al Pizzoc.
Sentiero CAI 985a Un albero caduto lungo il sentiero, ma che non crea alcun problema di passaggio ma, anzi, un piacevole diversivo Fuori dal bosco, formazioni rocciose accompagnate da loppe Monte Pizzoc e la sua dorsale che sale da Vittorio Veneto
Poco sopra una bassa parete di pochi metri rivela della roccia incredibilmente compatta e lavorata, un blocco di calcare che molte falesie invidierebbero; però non sono qui per ammirare un pezzo di mondo verticale, così proseguo con il mio fiatone seguito a pochi centimetri dalla fedele canina.
Dopo gli ultimi alberi ecco i ripidi prati. In alto vedo i ripetitori posti sopra al rifugio che sorge sul Col Visentin. Non manca molto alla mia destinazione. Poi di colpo ecco sbucare le cime dell’Alpago. Riesco a vedere tutta la struttura che ben conosco, cima per cima, da Sud a Nord. Una lunga spina dorsale.
Il sentiero sale obliquo fra i verdi pendii I ripetitori del Col Visentin La dorsale Col Nudo – Cavallo
Rientro fra gli alberi e poi di colpo ecco una sorgente che veniva usata quando qui si veniva in alpeggio con le bestie. Non mi resta che seguire il sentiero fino ai ruderi di casera Marin dove oggi si trovano solo il perimetro di questa e un ricovero di fortuna con al suo interno uno spartano caminetto.
Mi riposo un po’, scatto qualche foto e faccio una telefonata. Un autoscatto e poi mi decido a scendere. Il rientro avviene esattamente lungo la via di salita in maniera decisamente rapida vista la pendenza.
Che dire? Salita faticosa, anche per chi ha gambe e fiato, senza grandiosi panorami. Però un sentiero da raggiungere facilmente e che ruba poco tempo, oltre ad essere un ottimo allenamento. Se poi uno non l’ha mai fatto, magari un giro si può fare, anche con la calma.
Mappa della zona. Un ringraziamento ai “Somari Team” dai quali ho recuperato l’immagine
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